domenica 29 maggio 2011

Farewell



Sapevamo sarebbe accaduto, non era un se ma un quando, poichè non aspettarsi nulla è la miglior politica del creato. Che non sia mai che io vada via sputando sangue, perchè il mio cuore era ormai perso, e anche se ha battuto qualche colpo, sta bene nel suo stato di quiete.
Ho guadagnato ua persona cara comunque, non come volevo io, ma una dolce spina nella mia corona che mi ricorda che perlomeno qualcosa c'è stato, qualcosa che aspettavo da tanto, tanto tempo.
È tempo di andare, di abbandonare con la mente Vercelli, arida terra di delusione, per esplorare altri luoghi dove forse ci sarà qualcosa anche per me.

Te l'ho detto in fondo, "rimarrò se non mi darai motivo di andar via".
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Pain of salvation - Beyond the pale

And SEX was always there from when I was only eight years - tempting me leave thirsty

Sweat, skin, a PULSE divine to balance this restless MIND - it seems so wonderfully physical

Oh the BLOOD, the lust, the bodies that color the world: all drugs to die for! Won't you share my fire?

How can LOVE make that world a minefield of forbidden GROUND?

A map of untouchable skin and SILENCED desire?



And love was there in vain, PROFOUND and deep but traced with pain - too early for a child of TEN

Loving the pure and sane he sought the goddess unstained - watching them turn to flesh again

HUNGRY for both the PURITY and SIN

Life seemed to him merely like a GALLERY of how to be

And he was always much HUMAN than he wished to be

But there is a LOGIC to his world, if they could only see



Wishing - Sickened - I'll - Ticking



SOMEONE still this hunger (it's in my blood) always growing stronger (ticking)

BUDAPEST I'm learning, Budapest you're burning me



This is not who I wanted to be, this is not what I wanted to see

She's so young so why don't I feel free now that she is here under me?



Naked- Touching - Soft - Clutching



And then after all it lead me here to wake up again

Seeking a love that might make me feel free in myself but then it proves to be

Something that hurts inside when we touch, so I move on, I lose my way

Astray I'm trying too much to feel unchained, to burn out this sense of feeling cold

And every day I seek my prey: someone to taste and to hold

I feel alive during the split second when they smile and meet my eyes

But I could cry 'cause I feel broken inside!

COME and DROWN with me- the UNDERTOW will sweep us away!

And you will see that I'm ADDICTED to my HONESTY

Trust! 'Cause after all my sense of TRUTH once crought me here

But I've LOST control and I don't know if I am true to my soul

I've lost CONTROL and I don't know if I am true to my soul

Losing control and I don't know if I am TRUE AT ALL



[Johan Hallgren]

[Daniel Gildenlow]



And we were always much more human than we wished to be...

And I remember when you said you've been UNDER him - I was suprised to feel such pain

And all those years of being faithful to YOU despite the hunger flowing through my veins

And I have always tried to calm things down - SWALLOW down swallow down

"It's just another small THORN in my crown"

But suddenly one day there was too much blood in my eyes, and I had to take this WALK down

REMEDY LANE of whens and whys...



Empty - Licking - Clean - Choking



SOMEONE still hunger (possessing my mind) always growing stronger (craving)

BUDAPEST I'm learning, Budapest I'm burning me

This is not who I wanted to be, this is not what I wanted to see

She's so young so why I don't feel free now that she's under me?

In the morning she's going away in a Budapest taxi I've paid

Seeking freedom I touched the untouched - it's too much - I'm BEYOND THE PALE...



Prematurity is the story of both you and me, and we were always much more human than we wished to be

Prematurity is truly the story of both you and me, and we were always much more human than we wished to be

We were always much more human than we wished to be - we were always much more human than we wished to be

We will always be much more human than we wish to be



WE WILL ALWAYS MUCH MORE HUMAN TAHN WE WISH TO BE...

venerdì 27 maggio 2011

Deca-Futurismo



Un lungo stacco senza tornare a questa familiarità, placido utero in cui giacere al caldo prima di esser risputati in ciò.
Eppur questo tocco non mi spiace quando la realtà mi lede, e l'acido mi corrode, i muscoli si rilassano cedevoli, lasciando che il freddo attraversi come burro quel che rimane di un involucro vuoto.
È un richiamo naturale quel che mi spinge, una natura deviata e corrotta, un silente piacere all'autodistruzione. Se fosse arte la mia pena sarebbe futurismo, io credo, uno spingere a tutta velocità quel che c'è, con la forza di mille cavalli e la tensione di un cavo d'acciaio, esaltando la guerra, disprezzando le debolezze, urlando e fremendo di gioia psicotica.
Mi pare d'esser davvero vivo quando vado vicinissimo alla morte, un attimo prima della grande pace, per poi lanciarmi nuovamente con corpo e mente lesi irrimediabilmente in una disgraziata realtà che mia non è.
E quanto sono belle le cicatrici, a ricordarti l'odio che provi per te stesso.

giovedì 26 maggio 2011

Acido

Sto facendo una cazzata, lo so. So che non dovrei dare certe importanze, mi promisi di ricominciare tutto, come se niente fosse accaduto, eppur il passato si fa sentire.
Mi ricordo un bel sentimento, un forte sentimento, tranciato e gettato nel fuoco, sostituito da un odio terribile e più che sincero. E poi il silenzio, due anni di silenzio, ove il rancore divenne rammarico, e poi autocommiserazione.
E io non voglio riprendere da dove tutto finì, come se quel buono che c'era in tutto questo si fosse conservato silente in un ampolla di cristallo, pronta a esplodere lasciando i suoi cocci a farmi a pezzi da dentro.
Non riesco a smettere però di pensarvi, e la psicosomatica non mi aiuta, spezzandomi minuto dopo minuto in un posto così vicino al cuore.
Troppo rapida di ritorno questa mia affezione, e il fallimento potrebbe esser davvero il colpo di grazia, come il successo un evento da anni subconsciamente agognato.

Poichè lei è l'acido che mi sta corrodendo, piegandomi in spasmi d'a...

martedì 24 maggio 2011

Interrelazioni digitali

Argomento già sentito, ma onestamente mi piace lo stesso.
I social network ci hanno un po' fottuto onestamente, perchè è comodo dipingersi invece di essere, e quindi sembrare chissà cosa.
Non è difficile vedere gli individui che attuano questi miseri comportamenti, poichè son molti e agiscono in maniera ripetitiva. Chi non ha mai sentito parlare una persona tipo "devo togliere questa foto da fb perchè mi fa grassa" o cose del genere? Ecco, quello è un artifizio per creare immagine, chi sta bene con se stesso permette che tutti lo vedano per com'è.
Oppure, la mitica privacy, cosa completamente opposta al concetto di social network, che prevede che uno faccia conoscere solo parti di sè che vuole, impedendo il resto.
O anche dopo la privacy, ogni singola citazione, ogni singola foto, ogni singolo link studiati con precisione per farsi un immagine o comunicare per non detti.
PERDIO GENTE PARLATE, INCONTRATEVI, TOCCATEVI! Quelli sono veri rapporti umani, poichè dietro a questo Avatar non vi è una persona, ma la proiezione di quello che essa crede di essere, un fantoccio fatto di frasi fatte, di pensieri artificiosi, e di foto ritoccate.
Forse è diverso che uscire con un manichino?

sabato 21 maggio 2011

Gli Occhi del Vinto



6.19. Niente sonno, ormai non lo posseggo più. Le mani fanno male per il gelo, mille pugnali che trafiggono carne e muscoli, scavando in profondità.
Guardare nello specchio è catartico, il riflesso non rassomiglia in nulla al passato, ove si presentava con un sorriso beffardo, occhi vispi di un unico verde brillante, una persona che prende la vita e ne spreme i frutti.
Ora c'è un volto cupo, dalle vistose occhiaie, gli occhi grigi bassi a scorgere il terreno.
Questo è lo sguardo del vinto, l'individuo che sa di aver messo ogni singola parte di sè in quello che ha fatto, per vedere tutto spazzato via da un fato infausto e crudele. È quando tutto sembra perdere di colore e consistenza, e l'alba più bella non è diversa dal chiaro asfalto di vecchia data. È quando si vuole piangere a dirotto e urlare, ma non vi son più lacrime, e la voce non è che un sibilo inudibile.
Giacevo in quel letto che non era mio, e lei mi dava le spalle, dovevo solo accelerare sperando che qualche imprevisto terminasse tutto, ma dovevo fare in fretta perchè non avrei retto alla visione dell'alba, che avremmo dovuto goderci assieme.
Chiuse le finestre, e tirate le tende, la stanza è immersa nell'oscurità.
Silenzio e disperazione.

Vita…mi ha tradito ancora una volta
Accetto che alcune cose non cambieranno mai.
Ho lasciato le tue piccole menti ingrandire la mia agonia.
E mi ha lasciato con una dipendenza chimica per la sanità mentale.

Si, sto candendo…quanto a lungo finchè colpirò la terra?
Non posso dirti perché sto crollando.
Ti chiedi perché preferisco essere solo?
Ho davvero perduto il controllo?

Sto giungendo ad una fine
Ho capito ciò che potevo aver avuto.
Non posso dormire così prendo un respiro e mi nascondo dietro
La mia maschera più coraggiosa
Ammetto che ho perduto il controllo
Controllo perduto…

martedì 17 maggio 2011

Cain



Liberamente ispirato alla canzone Cain dei Tiamat

Percepisci con me il fardello, la penitenza che Lui ci ha affibbiato, poichè è solo questo l'importante, l'oscura consapevolezza di saperci presenti e maledetti, attorniati da una trista aura di malinconia, alla ricerca di qualcosa che sia più che terreno da far nostro, condividendo con esso eoni di silenzio mentre il sole cala ancora.
Questo è il rumore del nulla, in cui l'udito si sensibilizza a tal punto che il più piccolo rumore, il più flebile respiro diventan grida assordanti, impossibili da ignorare, e costringono a seguirli nell'illusioni del divenire. Forse è per questo che perseveriamo nel fallimento, crogiolandoci nel nostro dolore, perchè altro non sappiamo fare, cercando ogni giorno qualcosa che ci riscaldi almeno per un istante perchè di più non resisterebbe al contatto, qualcosa di semplice che non ci dia niente più di pace e armonia, che senta ancora il profumo della vita sapendone trarre i giusti frutti, cose che noi abbiamo ormai dimenticato o solamente ignorato troppo a lungo.
Non v'è altro che paura in quegli occhi, in quel prezioso volto, mentre il verde dei miei s'è perso in un grigio glaciale, e le nere pozze iridee si aprono godendo nel piacere della notte e della presenza di umanità, e quei seni perfetti si muovono affannosamente in un respiro forzato, quando non vorrei fare altro che riposare su di essi come placido infante.

Se io vado tu mi seguirai
Tra le crepe e i vuoti?
E io sarei il tuo Caino
Se tu fossi qui ora.

Linea retta

Se tutto ciò che è è tale, e quindi quel che non è non può essere, ciò che è assume la connotazione di singola possibilità plausibile tra essere e non essere, riducendo la capacità di scelta binaria a un singleton imprescindibile. Dato ciò risulta insignificante parlare di condizioni ipotetiche, o anche solamente di possibilità diversificate, in quanto esse non esistono nè mai sono esistite.
Non è forse questa una riprova dell'esistenza ed ineluttabilità del destino, e della nostra palese mancanza di libertà?

lunedì 16 maggio 2011

Battery Over

Manca la carica, l'energia di reagire, poichè oltre a un certo limite non ci possiamo sporgere, lasciando nell'insoluto quello che ormai è vergognosamente palese per affetto.
La passività ci ha colto, un po' alla sprovvista e un po' perchè l'abbiamo voluto, incatenandoci in questa sorta di limbo di niente circondati da creature melmose dalla forma indistinta.
Tender la mano non serve più, se dall'altra parte manca la voglia di essere qualcosa di diverso da un'ombra, e la vita ha già preso il largo e saluta con la mano.
E io la raggiungerò a nuoto, mi aggrapperò alla chiglia con tutta la forza che posseggo, e chi vorrà rimanere sulla banchina a chinare il capo al niente che lo faccia.
La mia mano sarà ancora tesa mentre solcherò l'orizzonte.

sabato 14 maggio 2011

Come polline nel vento

Non è facile trovare il proprio ambiente, il proprio branco, ove tutti ti conoscono e ti rispettano accettandoti come sei.
Perfino Chaplin riconosceva questa difficoltà, l'improbabilità di una persona che non fosse "normale" di adattarsi alla gente comune se non perdendo se stessa.
La libertà di azione e di espressione è meravigliosa quando sai che nessuno ti condannerà per essa, è come stare nel proprio ecosistema ideale, gli odori sono familiari, la terra è più morbida, e la vista si ritempra davanti all'immagine di casa.
Il problema del branco stesso è che una volta creata una sintonia tale da giungere a questo punto cambiamenti decisivi anche di uno soltanto dei membri portano a sconvolgimenti di tutto il gruppo, quasi accadesse per osmosi. Il gruppo può modificarsi, adattarsi, ma la sua elasticità è molto limitata in quanto ricorda il precedente equilibrio di pace, fino a quando la deformazione formatasi non supera il punto di elasticità e diventa irrimediabilmente plastica, per non dire che giunga a un vero e proprio punto di rottura.

Il risultato di queste pamplane che non so come ultimare?
Ti vedo volare via, come polline nel vento, impossibile da sfiorare poichè si distruggerebbe.

venerdì 6 maggio 2011

Anatre

Spesso affermo ultimamente "Cazzo mi sono dimenticato a caso il richiamo per anatre".
Il significato sembra oscuro senza il contesto, ma se dico che enuncio la cosa solo in presenza di un gruppo di femmine la cosa si fa cristallina.
Nonostante becere ragazzine mi additerebbero come maschilista, io son grandemente per la parità sessuale, e non mi spiace far il cavaliere ogni tanto, con chi merita.
Ciononostante la domanda che quest'oggi pongo è: perchè se mi trovo con i miei amici maschi parliamo di tutto, da stupidaggini a esistenzialismo ma con un filo conduttore di matura logica che rende i discorsi adulti, mentre se cominciano ad accorrere un numero >2 di femmine (bada bene non donne) si comincia a sentir starnazzare di idiozie?
Si si "bla bla bla non tutte son così bla bla bla" diranno molte, e io vi rispondo che ne conosco 3 che così non sono, è un numero piuttosto esiguo non credete?
Eppur spesso l'annosa questione ritorna, ma sarà possibile che questa latenza di idiozia sia così diffusa, fino al punto di trasformare quel che io idealizzo come magnifica e sublime entità in qualcosa da disprezzare?
Mah, saran gli anni 90.
Respiravo ancora nella tua bocca mentre mi portavi via la vita, giacendo sotto te come amanti addormentati.

Estratti dal Libro Rosso IV:

Penetra la roccia
che ciotola la strada
mille lame nella pelle.
Il nero peso del profeta
schiavo e re apparso a loro
grigi esseri di sabbia
condannati all'Ade
bramosi del mio corpo.
Ferro e carne attraversano me
amaro ora è il vino
guarda padre la tua creatura
mandata al patibolo perchè lasciva
che fuoco venga per me
mentre rinnego l'alto
e per loro che mai saran redenti.