mercoledì 16 marzo 2011

Estratti dal Libro Rosso I: Gli occhi del gatto (liberamente ispirato a Poe)



E ancora una volta vidi l'occhio del felino, limpido che mi squadrava mentre la mia consorte tumulata veniva liberata dal suo intonacato sepolcro. Come note di un requiem suonavan i picconi sull'argilla, mentre la bestia si ostinava a fissarmi, languida e desiderosa della sua vendetta.
Torvo si fece il volto degli armigeri alla vista del cadavere che giaceva nella nicchia di quel che era stato un camino, mentre il cuor mio ancora si ostinava di batter con regolarità. Fu inevitabile il mio sorriso sarcastico mentre offrivo i polsi ai gendarmi, lasciandomi senza sforzi trasportare ove avrei giaciuto prigioniero, e presto sarei stato condannato.
Fredda e spoglia era la cella ove mi trovavo, costretto a dormire su un umido pagliericcio, molto simile al pelo di un animale, quando la luce calò nella stanza. Una macchia nera aveva oscurato la fioca luce della luna, ma il riflesso di una gemma al suo centro mi diede indizio su cosa la macchia fosse.
Il gatto nero era là, nuovamente a fissarmi da un punto per me irraggiungibile, e per quanto io tentassi di prenderlo, egli non muoveva muscolo, paziente. Inquietato ma stanco giacqui sotto la sua vigile guardia, in attersa dell'alba.
Mi svegliarono presto, e mi condussero al processo, ove come un timbro su ceralacca il giudice firmò la mia condanna, mandandomi direttamente al patibolo.
Davanti al ceppo giaceva la bestia, silente, godendo senza emozioni lo spettacolo preannunciatasi.
Cadde la mia testa nel cesto, recisa dalla mano sapiente del boia, e mentre vivevo gli ultimi istanti della mia vita separato dal mio corpo, vidi il gatto nero giocare allegramente con uno dei miei occhi.

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