Di per se non sono un amante degli animali, e non capisco come già questa condizione mi etichetti come un turpe signore delle tenebre, poiché semplicemente non amo rotolarmi con delle bestie o accoglierle nella mia casa in modo che sporchino ovunque, mica li maltratto.
Ciononostante nell'accezione più ampia dell'animalismo comprendo che occorra tutelare le altre specie dallo sfruttamento, tutto sommato molte di queste creature hanno un'autoconsapevolezza e sensi sviluppati tali per cui non credo sia lecito infliggere trattamenti ingiusti.
A questo proposito non ho volutamente utilizzato la parola "inumani", poiché l'eccedere in questa tutela porta a identificare delle creature, in particolare quelle belle alla vista, con altre persone, e quindi creare un rapporto morboso con l'animale stesso.
Sebbene io consideri gli animali inferiori all'uomo, consiglierei ai più politically correct di pensarli come diversi, non equiparabili o addirittura migliori di esso, poiché in tal modo si attuano nei confronti degli animali dei comportamenti patologici che si scontrano con la loro natura, e confondono quei ritmi e quegli istinti che sono normali e salutari per le bestie.
Cappottini, pranzetti, dormire in casa (specie se piccola), affezione eccessiva, ecc sono comportamenti che non rientrano nella natura di un animale, e sebbene possa abituarsi a ciò esso subirà uno stress disarmante derivante dal fatto che è una creatura selvaggia, che ha una nutrizione specifica, che necessita di spazi ampi e una scala gerarchica derivante dalla forza (qui uso esempi quali i cani, poi dipende dagli animali).
Tutte queste continue torture derivano dal fatto che il fanatico animalista possiede un senso dell'empatia sbagliata nei confronti dell'animale, immedesimandosi con esso come se fosse un essere umano, ma purtroppo gli animali non possiedono emozioni complesse come le nostre, e di certo non le esprimono con mimica facciale o corporea di nostra invenzione.
Questa situazione portata agli estremi vede casi come quello da poco accaduto a Milano, ove dei topi cavia sono stati rapiti da attivisti per i diritti degli animali, che oltre a rovinare anni di ricerca a beneficio umano hanno tolto queste creature a un ambiente sterile e spazioso per rinchiuderli in vaschette o scatoloni ove hanno cominciato a riprodursi a oltranza vivendo nelle proprie feci e ammazzandosi a vicenda.
Fino a che punto la presunzione può chiudere gli occhi alle persone, dando loro ragione anche di fronte a creature impazzite che si scannano in futuri focolai di peste come da quattrocento anni non se ne vedevano?
Veramente questi comportamenti debbono essere accettati da una società che già si impegna al massimo per una tutela obiettiva e razionale, lontana dall'emotività da palcoscenico?
IN BRAIN WE TRUST.
Ciononostante nell'accezione più ampia dell'animalismo comprendo che occorra tutelare le altre specie dallo sfruttamento, tutto sommato molte di queste creature hanno un'autoconsapevolezza e sensi sviluppati tali per cui non credo sia lecito infliggere trattamenti ingiusti.
A questo proposito non ho volutamente utilizzato la parola "inumani", poiché l'eccedere in questa tutela porta a identificare delle creature, in particolare quelle belle alla vista, con altre persone, e quindi creare un rapporto morboso con l'animale stesso.
Sebbene io consideri gli animali inferiori all'uomo, consiglierei ai più politically correct di pensarli come diversi, non equiparabili o addirittura migliori di esso, poiché in tal modo si attuano nei confronti degli animali dei comportamenti patologici che si scontrano con la loro natura, e confondono quei ritmi e quegli istinti che sono normali e salutari per le bestie.
Cappottini, pranzetti, dormire in casa (specie se piccola), affezione eccessiva, ecc sono comportamenti che non rientrano nella natura di un animale, e sebbene possa abituarsi a ciò esso subirà uno stress disarmante derivante dal fatto che è una creatura selvaggia, che ha una nutrizione specifica, che necessita di spazi ampi e una scala gerarchica derivante dalla forza (qui uso esempi quali i cani, poi dipende dagli animali).
Tutte queste continue torture derivano dal fatto che il fanatico animalista possiede un senso dell'empatia sbagliata nei confronti dell'animale, immedesimandosi con esso come se fosse un essere umano, ma purtroppo gli animali non possiedono emozioni complesse come le nostre, e di certo non le esprimono con mimica facciale o corporea di nostra invenzione.
Questa situazione portata agli estremi vede casi come quello da poco accaduto a Milano, ove dei topi cavia sono stati rapiti da attivisti per i diritti degli animali, che oltre a rovinare anni di ricerca a beneficio umano hanno tolto queste creature a un ambiente sterile e spazioso per rinchiuderli in vaschette o scatoloni ove hanno cominciato a riprodursi a oltranza vivendo nelle proprie feci e ammazzandosi a vicenda.
Fino a che punto la presunzione può chiudere gli occhi alle persone, dando loro ragione anche di fronte a creature impazzite che si scannano in futuri focolai di peste come da quattrocento anni non se ne vedevano?
Veramente questi comportamenti debbono essere accettati da una società che già si impegna al massimo per una tutela obiettiva e razionale, lontana dall'emotività da palcoscenico?
IN BRAIN WE TRUST.
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