Prima di scrivere qualunque cosa, voglio fare un po' di lessico al fine di comprendere al meglio i miei scritti. Quivi esprimo il concetto di "italiota" come l'italiano medio, mentre l'"italiano" è una persona abitante della penisola italica che però ha una cultura e un modus operandi degno di essere riconosciuto come intelligente.
Detto ciò, in questa sede voglio esprimere le sensazioni di un italiano, una persona che è forse un po' chiassosa per le altre popolazioni, ma dalla sua ha la competenza dell'essere cresciuto nella merda senza rimanerne del tutto corrotto, una persona con valori quali la legalità, la giustizia, la meritocrazia.
Quest'Italia, invasa ormai dall'italiota, vive un regresso culturale senza fine: abbiamo le religioni e le etiche che fanno da contrappesi in una bilancia dove solo la logica e il benessere collettivo dovrebbero aver voce; abbiamo l'abbassamento esponenziale della cultura media del cittadino dovuta a un sistema educativo, scolastico e sociale ai limiti della civiltà contemporanea; abbiamo il lassismo in ogni campo della vita quotidiana, tale per cui i fondamenti dello Stato e della società sono visti come paletti facilmente aggirabili o ignorabili. Analizziamole ora nel dettaglio.
Le religioni e le etiche sono dei moti emotivi non legati alla razionalità che impongono a uno o più individui un determinato comportamento e che, autoalimentandosi, si trasformano in correnti di pensiero di così ampio spettro che la disgustosa democrazia deve valutare come importanti, e quindi considerarli indipendentemente dal loro valore in sé. Pare molto pericoloso questo moto quando si pensa che persone sotto l'influsso di un'entità immaginaria o una corrente di pensiero distante anni luce dalla realtà vogliano legiferare su argomenti terreni. Questo lo definirei, in parole povere, "speculare egoisticamente sulla pelle altrui".
La cultura media, causa principale del fenomeno religioso sopra citato, sta cadendo nell'abisso in quanto il ruolo delle scuole primarie sta venendo meno, dove precedentemente l'educazione civica era d'obbligo e senza dei solidi pilastri culturali non si avanzava nel percorso di studi. Spesso sento parlare persone che si aggirano intorno ai 18 anni e onestamente non li capisco, non perché utilizzino un linguaggio terrificante, ma a causa della perdita dell'uso corretto della lingua italiana, dimenticando tempi verbali e ricorrendo ad abbreviazioni ed escamotage linguistici di dubbio gusto. L'incapacità genitoriale aiuta questo decadimento, i nuovi genitori sono così impegnati a preservare la loro gioventù e socialità che dimenticano il tipo di educazione che è stata loro impartita, diventando le macchiette di una famiglia moderna, e costringendo quindi i figli a una crescita malata che si ripercuoterà inevitabilmente sulla loro esistenza.
Ancora al precedente argomento si collega il lassismo, in primis da parte dei genitori verso i figli, poi da ogni singolo membro della società. Non che io abbia da dirmi un altruista, anzi vivo di misantropia, ma il punto fondamentale è che ogni cittadino dovrebbe comportarsi al meglio delle proprie possibilità in modo da essere uno dei molteplici pezzi di puzzle che completano il quadro dello Stato. Non esiste il giustificazionismo, l'opinione alternativa, la ribellione in branco, esistono delle leggi e occorre rispettarle, e nel caso non le si voglia rispettare occorre prendersi le proprie responsabilità in un composto silenzio. Quante volte abbiamo sentito degli italioti lamentarsi che un vigile ha fatto loro la multa solo perché avevano la macchina in divieto di sosta "solo per cinque minuti", e quante volte ho augurato loro una morte lenta e dolorosa conseguente alla loro soverchiante ignoranza.
Questo è quello che un italiano percepisce, un branco di scimmie con diritto di voto che lentamente si trascinano per il mondo a grugnire battendosi i pugni sul petto mentre armeggiano con un iPhone, pensando solo alla televisione e al gossip, allo sport e alla moda, dimenticando che prima delle loro idiote necessità ci sono dei doveri atti alla loro stessa sopravvivenza. E fa male, davvero.