mercoledì 5 gennaio 2011
18 anni
Chi non si ricorda i suoi 18 anni? L'attesa che precede quella misteriosa data che rassomiglia alle porte aperte di una cella, le aspettative di un futuro, l'ansia di quel che sarà, così giovanile e così pura innocenza.
Devo dirlo, non ricordo molto dei miei 18, era tutto così confuso ai tempi, avevo per le mani una relazione che mi smuoveva, e una vita che mi abbatteva.
La scuola era uno schifo, l'ultimo triste anno tra noia e paranoia, e poche luci in tanta oscurità.
Era l'eterno periodo pre-macchina, e quindi le serate alcoliche si sprecavano come rituale della fine di un tempo.
Mi par di aver avuto un'attesa febbricitante per quella data così tardiva rispetto all'anno corrente, ero come un subacqueo senza ossigeno che tenta di risalire senza soffocare con la luce del sole poco distante da sè.
E poi giunse quella data, e fu festa, tra le più ebbre mai fatte, e dopo poco la patente ma nulla cambiava, i miei genitori rimanevano identici, e ribadivano che non era un giorno a fare di un ragazzo un uomo. Non capivo ai tempi, ma è tanto vera questa frase, non ero nemmeno la metà di quel che sono oggi (e chissà cosa sarò domani), ma sentivo le ali premere sotto le catene, e presi in mano tutto quel che mi rimaneva e posi con la forza le basi di oggi, con la famiglia, con gli amici, con tutto il mondo per essere quel che desideravo al tempo. E lo fui davvero, per poco, ma poi decisi che non mi bastavo più, e che desideravo nuovamente cambiare, e così via fino ad oggi.
Credo che i 18, come ogni cosa, sian solo una convenzione, quando per la completezza di una persona è solo una rampa più ripida su cui procedere con maggior attenzione. Non sto dicendo di viverli, tutt'altro, è proprio l'esperienza di questi anni che rimane per sempre, la più formativa per un individuo, e più preziosa nel bene e nel male se esistono.
"La gioventù e l'innocenza son ciò che ti rendon come un mattino d'estate"
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