Prova numero due di scrittura di un post con questo titolo.
Come oggi dicevo a una mia chattante, sono per la cura emotiva estrema, per cui se sono triste meglio devastarsi fino alla fine con riflessioni entropiche al fine di arrivare a uno stato di esaurimento che è in grado di produrre composizioni di qualche tipo.
Così scrivo infine nel silenzio della mia stanza, descrivendo dettagliatamente quel che lo specchio emozionale rivela in un modo così palesemente crudele, ancora una volta sapendo che in ogni caso qualsiasi lettore ignorerà completamente tutto ciò al massimo apprezzando per la profondità stilistica.
Sotto pelle c'è solo cenere, come se un abito carnoso fosse gettato su un corpo dato alle fiamme troppo tempo addietro e gli ultimi resti si stessero freddando in sporadici spasmi fumosi.
Per assurdo quel che crea calore non è l'interno, ormai gelido, ma l'abito che impavido e belligerante esplode in furore e potenza, alimentando così ad eternum un braciere spento da tempo.
Tutte le emozioni, tutte le sensazioni, tutti gli spasmi, solo temporanei, belli in quanto facenti parte dello strato superiore, ma privi di significato quando tentano di penetrare a fondo.
Non v'è nulla, oltre la pace della fine.
Non v'è nulla, se non l'oblio.
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