Non era un segreto che io fossi predisposto a saggi brevi, argomentazioni da giornale o articoli da colonna. Non a caso in nessuno dei miei scritti si superano le canoniche 2 pagine A4.
Provai ieri a scribacchiare effettivamente un racconto fantasy pulp basato sulla storica campagna di Eberron di Ferre, ma dopo poche righe la noia mi assaliva. Sapevo esattamente cosa avrei dovuto fare per trasformare un racconto sbrigativo in qualcosa di effettivamente soddisfacente, descrizioni ampie ma non prolisse, stimolare l'immaginazione del lettore fino a farlo vedere quel che io volevo mostrare, non aver fretta di finire...ma non ci riuscivo, il senso di rigetto per quel che stavo facendo era troppo grande, per cui come sempre mi limitai a poche descrizioni e punti focali della narrazione, a scapito della bellezza complessiva.
Strana è la cosa, mi son sempre sentito un perfezionista, nell'aspetto e nel vestiario, nei modi e nelle misure, nel sesso e nell'amore. Ho costantemente una spiegazione per tutto ciò che mi riguarda, ogni mio singolo movimento ha uno scopo o un antiscopo ben definito, niente viene affidato al caso se non quando l'intenzione è quella.
Quindi perchè questo rigetto, questa repulsione per ciò che scrivo? Scrivendo questa domanda al momento non ho risposte, ma non credo nel "non lo so", e nell'autoanalisi del momento faremo ipotesi:
-latente voglia di apparire?
-narcisismo al negativo?
-eccessivo perfezionismo?
-insoddisfazione artistica?
-bassa autoconsiderazione di fronte a maggiori competenti quali Ary e Ferre?
-tutto assieme?
Scriviamo dunque quel per cui son nato:
RIGOR VIVIS
Lento e mellifluo lo scorrer di veleno
Nel calice e nelle membra
Torbida essenza, nerambrosia
Balsamo di issopo e melissa.
Mortal icore in mortal sangue
cali lenta la mannaia
crudel boia in giuoco perverso
suggi la vita, profumi di fata.
Allora, vediamo un po'... le cause possono essere molteplici e secondo me non sono nessuna di quelle che hai elencato.
RispondiEliminaSecondo me potrebbe essere una semplice questione di fretta: sei ansioso di veder finito il tuo lavoro, così da poter tirare un bel sospiro e farlo leggere agli altri. Questa è la prima cosa che uno scrittore deve evitare e credimi, capita molto spesso. La fretta non porta da nessuna parte. Per fare un buon lavoro devi scriverlo con tutta la calma del mondo, quando l'hai finito dovresti metterlo nel cassetto per almeno un mese, poi rileggerlo e correggere tutte le sviste e gli errori che hai fatto. Devo dire che in effetti non ho mai seguito neanche io ciecamente questi consigli (i lavori che mi sono stati pubblicati li ho spesso inviati ai concorsi senza neanche rileggerli), ma è così che si dovrebbe fare, specie per opere lunghe.
L'altra causa potrebbe essere appunto l'insoddisfazione: capita anche a me di non essere soddisfatto di quello che sto scrivendo, ma quando ciò capita bisogna farsi una domanda: è possibile modificarlo in modo tale da renderlo appetibile? Se la risposta è no, allora è inutile proseguire il lavoro: se nemmeno lo scrittore è soddisfatto di quello che sta facendo, la propria opera verrà sempre peggio. Tanto vale abbandonarla. Sarà che anche io su questo lato sono un perfezionista.
L'ultima spiegazione potrebbe essere la noia: se scrivere ti annoia e non riesci a trovarne soddisfazione allora non è l'arte che fa per te!
non credo sia la noia, non lo so, ad es scrivere poesie, blog ecc ecc mi piace, e ne scrivo soddisfatto...ma per i racconti è una cosa a parte, boh
RispondiEliminaE' sempre scrittura ma è una scrittura diversa: uno scrittore di romanzi e uno scrittore di saggi filosofici sono completamente diversi e ciò che è soddisfacente per uno potrebbe non esserlo per l'altro!
RispondiEliminamay be ^^
RispondiEliminachiedo venia all'altro commentante Anonimo ma un errore di Explorer mi ha cancellato il suo commento dalla moderazione, se vuole può riscriverlo...e magari firmarlo, mi piace sapere con chi parlo ;)
Semplicemente non sei capace... avrai sucuramente altri talenti ma scrivere è un dono, non basta avere una buona capacità descrittiva e un lessico forbito,certo servono anche quelli, ma senza la passione si può solo scrivere trattati e istruzioni di montaggio dell'ikea.
RispondiEliminacome mi diceva il buon Ferre, probabilmente è solo una questione di gusti...infatti per poesie e saggi mi prendo bene...si vede che i racconti non fanno x me.
RispondiEliminagrazie della riscrizione e della mancata firma ^.*
Non posso che concordare con Ferre...
RispondiEliminaAnche io scrivo molto di fretta e sopratutto nei blog non rileggo e non correggo mai...
Non parliamo poi delle idee che ho in mente , faccio un caos improponibile..
Esempio stupido:
se dovessi scrivere " La mamma porta il latte" e nel frattempo penso" a Marco piacciono i biscotti.."
tenderei a scrivere una cosa simile
" La mamma porta il latte a marco e i biscotti"
senza nemmeno pensarci...
E' un errore che commetto di continuo.. ma che, come giustamente ha fatto notare Ferre...
Se lo rileggi lo noti e lo correggi...
Inoltre altra cosa per cui mi trovo d'accordo con lui è il fatto che tutti i racconti o poesie che spedisco i concorsi... (vengono pubblicati al 90% dei casi solitamente) non li rileggo altrimenti cambierei di continuo idea, particolari.. insomma stravolgerei tutto e non troverei mai il racconto ideale.. così come nei temi a scuola... errori grammaticali ce n'erano ma come racconto era 10... anche se poi mi davano 9 per gli errori...