lunedì 20 settembre 2010

Fantasy/pulp n°1- Il mercato Efreet

Era una mattina come tante altre in quel buco di ufficio, ad aspettare che ci annunciassero il prossimo disastro. Ignus come al solito era nel camino a godersi la piacevolezza del braciere, confondendo il fumo della legna col suo, e io sdraiato sul divano a bere piscio di cammello tentando di farmi passare una sbronza con un'altra.
Ero già nel dormiveglia, e la mia mente vagava al giorno dell'esplosione, quando la mia manomissione al fuoco alchemico di mio padre aveva fatto saltare il laboratorio uccidendolo...era un peccato, davvero un peccato, era un gran bel laboratorio, ci avrei potuto fabbricare tutto il sangue di drago che volevo. Pazienza tanto..ormai...non...
SBAAAAAAAM! La porta sbattè come colpita da un ariete, facendomi quasi cadere dal divano, mentre nella stanza entrava Maitor, quello stramaledetto pezzo di latta parlante, seguito da Ieleen la tirasberle e quel faccia di cazzo di Creed. Li avrei uccisi tutti, lo giuro, torturati prima, ma mi sarei tenuto Creed per ultimo, da quando mi ha ucciso ho da fare un disorso rovente con lui.
-Cazzo Maitor! Per poco non crepo di spavento!- urlai a squarciagola - ma che cazzo vuoi fare abbattere questa merda di posto?!
-Ho solo aperto la porta- mormorò lui con la sua solita voce priva di espressione.
-Dai tirati su!- esclamò Ieleen, facendo ruotare gli occhi e lasciandomi osservare in tutto il suo splendore il marchio che portava sul volto -oggi ci han dato mezza giornata libera, e c'è il mercato Efreet.
Il mercato Efreet, per chi non lo sapesse (pfui contadinotti) è un mercato allestito dagli Efreet provenienti dal piano del Fuoco in congiunzione con Sharn, e lì si possono trovare le più esotiche rarità per ricchi spendaccioni o intenditori della piromanzia, come il sottoscritto.
Mi alzai svelto dal divano, trangugiai quel che rimaneva del piscio di cammello, chiamai Ignus e uscii dalla guarnigione. Subito un caldo degno dell'inferno ci accolse, frutto della congiunzione, ma mentre gli altri crepavano di stenti feci un fugace gesto con le dita, e un lieve scudo contro il caldo mi avvolse, permettendomi di bearmi degli sventurati miei compagni.
Giungemmo con una carrozza volante al mercato, e una meravigliosa tinta rosso-grigio ci balzò agli occhi, dipinta da interi banchetti dalle stoffe accese sorretti da impalcature di ferro battuto. Fu magnifico girare in quel groviglio di esseri esotici, e altresì gli acquisti furono splendidi, mi sentivo in fondo come un bambino con una torcia in mano.
D'improvviso delle grida, non troppo distanti, e una folla in fuga inseguita dai farneticanti, aberrazioni umanoidi striscianti in grado di mutare con un morso in uno di loro. Lo sapevo che non era giornata.
Solo alcune guardie efreet, e noi, la Mano Sinistra di Sharn. Rapida Ieleen scatto in avanti, e colpì uno di essi con un colpo in volto. Dietro di lei Maitor estrasse il gigantesco spadone e si proiettò al suo fianco a difenderla. Creed iniziò a lanciare coltelli, mentre le guardie efreet tenevano occupati i mostri. Un semplice sortilegio a me toccava, e le mani si illuminarono di una bianca luce, facendo fuoriuscire da essa dardi di energia, potenti, infallibili.
Numerosi caddero i farneticanti, seguiti da altrettanti efreet, ma la battaglia imperversava e non notammo il dramma che accadeva alle nostre spalle. Con la coda dell'occhio lo percepimmo quando era già troppo tardi.
I farneticanti avevano attaccato in massa un minotauro, e l'avevano morso. Osservammo la trasformazione, il pelo cadere assieme alle corna e i denti, sostituiti questi ultimi da spine lunghe una spanna, e uno strano organo congiungersi tra il mento e lo sterno. Ma furono le bocche a farci sobbalzare maggiormente, decine di bocche d'infante aprirsi sulla sua pelle e cominciare a farneticare un verso alieno. Quando urlò, il terrore ci pervase. Lasciando perdere tutti gli altri, la Mano Sinistra si precipitò verso la nuova minaccia. Primo giunse Maitor, che roteò la spada dall'alto in basso, colpendo la bestia mentre lo stava caricando, e ferendola al collo mentre questa lo gettava a terra. Ieleen approfittò del colpo, dirigendo i suoi pugni migliori contro la schiena del mostro. Eppur sembrava che tali colpi non facessero effetto, e che la bestia li stesse rimarginando. Fu allora che io e Creed ci guardammo, sapevamo cosa dovevamo fare. Il minotauro scattò contro i nostri compagni, ferendoli gravemente, ormai erano in sua balia. Sangue scendeva dalla mano di Creed, segno che il Marchio di Khyber che aveva sul braccio e sul collo si stava attivando, mentre tra le mie mani ardeva la sua stessa magia, alimentata però da spirito e non da sangue. Gemelli furono i nostri gesti, quando spingemmo con foga il nostro potere verso la bestia, trapassandone le carni con roventi raggi paralleli, facendola crollare per terra esanime. Sapevamo che non era così facile uccidere quelle creature, che si sarebbero presto rialzate, per cui provvedemmo con lame di magico byeshk a terminare la faccenda.
Fu allora che Creed scattò verso alcuni farneticanti in fuga, che stavano scendendo dal muro oltre il parapetto come ragni in fuga da un pericolo, urlandomi -Kardas! Andiamo!
Sapevo cosa gli permetteva di fare il marchio, conoscevo quella magia, e la controllavo parimenti a lui, per cui a mia volta scattai verso la balconata. Come lui, mi diedi lo slancio spingendomi con un piede sulla balaustra, e saltai verso ciò che per qualsiasi altro essere sarebbe stato morte certa. La torre su cui ci trovavamo era alta circa 30 metri, e se avessi sbagliato l'incantesimo non ci sarebbe stato tempo per ritentare. Per poco non sbagliai, stretto dalla morsa dell'adrenalina, ma l'incantesimo funzionò, e atterrai in piedi di fianco a Creed con una grazia felina.
Sapevo già come agire, ed ero spronato a dimostrare al ladruncolo al mio fianco cosa davvero fosse la magia. Ruotai sul tallone destro, trovandomi di fronte la parete della torre ove i farneticanti scendevano, e pensai a mio padre, il modo in cui l'uccisi, e i suoi insegnamenti fluirono attraverso di me come se nemmeno faticassi a invocarli. Non feci come al solito, una fugace formula, ma urlai le parole giuste con tutto il fiato che avevo, e i miei occhi si illuminarono di una luce rossa mentre le mani emanavano fiamme arcane. Congiunsi le mani, e feci convergere il fuoco in una singola sfera mortale, dando fondo alle mie ultime forze per scagliarla verso la torre. Il colpo partì rinculando, e sfrecciò verso le aberrazioni esplodendo fra di loro e disintegrandole. Caddero come lapilli in un incendio i loro pezzi, così potenti in vita così eterei da morti.

2 commenti:

  1. Per quanto scritto in maniera affrettata è un bel lavoro - e soprattutto un bel ricordo - di quella grande campagna che è stata Eberron :) forse prima o poi Kardas Tendamir, Agente della Cittadella, Eroe di Sharn, Studioso della Realtà, Amico dei Drow, ricordato negli annali per la sua capacità di interagire in maniera assurda col mondo e per saper trasformare un pomeriggio di pioggia in un ecatombe di fuoco, potrà rientrare in azione.

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  2. lo sai che io non sono uno scrittore ^^ ma FIGATA!

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