mercoledì 6 giugno 2012

Barbari linguistici

In 1984 Orwell introduce l'argomento della Neolingua, linguaggio di nuova generazione atto al poter esprimere solo concetti semplici legati alle ideologie del Partito. Come possiamo percepire è stato un visionario, notando con timore l'imbarbarimento dell'espressività collettiva. Ma che cos'è questo processo, e come è cresciuto? Tendezialmente credo sia qualcosa di relativamente recente, se ci pensiamo fino alla fine degli anni 70 almeno si insegnava ancora a scrivere in bella grafia, e a utilizzare un linguaggio perlomeno degno, la grammatica e la sintassi erano nell'istruzione importanti come il contenuto, qualsiasi materia si stesse discutendo. Poi un oscuro boom tagliò queste pratiche, e le nuove generazioni di insegnanti, guidate probabilmente dai movimenti sociali di poco antecedenti, crearono una nuova corrente di insegnamento libero, sinistroide, che nel suo sfogo rivoluzionario cancellò anche quelle pratiche che appieno funzionavano, garantendo ai nuovi nascituri un'istruzione incompleta perfino nelle basi. C'è da stupirsi forse che, in primis gli italioti ma anche nel resto del mondo, il linguaggio abbia perso la sua funzione, ritornando prepotentemente ad essere fruizione di ambienti elitari quali la politologia, le università e in genere gli ambienti di estrema ricercatezza? Non è un passaggio necessario il fatto che coloro che sono stati educati da questa ondata caotica piuttosto di accrescere la loro fiacca cultura abbiano preferito rimanere nella palese ignoranza, frutto delle scuole dell'obbligo, per poi accusare gli ambienti altolocati di trame oscure che vogliono escluder loro da ogni rapporto? Mi spiace, piccole creature senza uno scopo, ma l'ignoranza non è una giustificazione.

4 commenti:

  1. concordo sostanzialmente con la lamentela e la conclusione; mi riesce difficile però attribuire la "catastrofe" nello stesso modo del tuo "probabilmente". Non penso che sia colpa dei sessantottini; non dimentichiamoci che la storia è sempre scritta dai vincitori. La mia lettura della storia del 68 è che quei ragazzi erano la prima generazione "giovane" propriamente detta: erano energici, curiosi e volenterosi come bambini, ma già responsabili, affidabili e forti come adulti. Prima di allora, non esisteva neanche uno "status" che fosse via di mezzo tra il bambino e l'adulto; i figli erano infanti, sottoposti al padre finché non trovavano un lavoro e lasciavano la casa paterna, sposandosi e in definitiva "sistemandosi".
    I movimenti del 68 non hanno fatto altro che "scoprire" la grande forza dell'essere giovane; e davanti alla minaccia di ciò che poteva accadere, se questi giovani fossero stati lasciati liberi di fare (id est, realizzare una struttura sociale "come si deve" e quindi contraria ai privilegi costituiti) chi comanda(va) decise di opporsi a questi movimenti, da un lato fomentando il terrore (tramite ovviamente gli ossequiosi terrorismi di destra) e criminalizzando prima, deridendo ora chiunque avesse ideali progressisti, etichettandoli come persone mollicce, lassiste e perditempo. Al contrario, quella gioventù era forte e autodeterminata, da cui la paura di una rivoluzione; da allora ad oggi invece la gioventù è stata sapientemente trasformata in quello che è ora: una massa di ignoranza, stordimento (attuato spesso tramite tv e musica), energia grezza, non direzionata, non consapevole, sprecata in modo onanistico in attività non organizzate (risse, stadi, violenze di vario genere). In questo modo la nostra società si è protetta dalla minaccia della Youth Energy.

    Fammi sapere come giudichi la mia visione storica degli ultimi 40 anni.

    A presto,
    Hasan Tedo

    PS. L'ignoranza non è mai giustificabile. Ci insegnava però già Socrate che più si sa, più si sa di non sapere; per cui è sempre meglio non credersi spocchiosamente "superiori" ma essere sempre autocritici. Nel tuo penultimo periodo, avresti dovuto scrivere "piuttosto che" anziché "piuttosto di".

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    1. Assolutamente incontestabile la lettura degli ultimi 40 anni, ma è palese che è proprio in quel periodo che il culto del buon scrivere è andato scemando.
      Aggiungo inoltre che ho sempre odiato Socrate, e che dopo "piuttosto" si può anche usare "di".

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  2. Interessante Ozzy, sembra tu abbia trovato qualcuno che ti tenga testa.
    Le locuzioni congiuntivali "piuttosto che" - "piuttosto di" si equivalgono.
    A parte questo piccolo scivolone, devi ammettere che Hasan Tedo ha toccato un punto sensibile del tuo ego. Non credi di peccare un tantino di Superbia?

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    1. Non riesco a percepire questo contatto intimo col mio ego, ma se dobbiamo parlare di quel che viene percepito come superbia (noto peccato inventato dalla cristianità da quale mi sono esentato) è semplicemente il riconoscere scale di superiorità e inferiorità nelle persone. Se poi guardiamo nello specifico della discussione, ovvero il parlato e lo scritto, una persona che non sa un congiuntivo non è "diversa" in italiano, è inferiore. Tutto il resto è noia.

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