venerdì 14 settembre 2012
Ignavia Comportamentale
[...]e quindi mi domando se ogni tanto è concesso dire basta, se esiste un limite che superato concede a un individuo di abbandonare la compostezza e il garbo assoluto per far rimostranze contro gli abusi subiti, o se tutto dev'essere tenuto a freno, tutto taciuto per il sommo fine della quiete sommaria, permettendo ai tiranni profittatori di ciò di perdurare accrescendo esponenzialmente il loro basso Sè?[...]
giovedì 13 settembre 2012
L'Etica della Quaglia
Oggi veniamo ad analizzare, sempre per il ciclo "i nuovi perbenisti moderni", il macrogruppo sociale degli animalisti, prendendolo per i massimi sistemi.
Questo gruppo di ipocriti domenicali ha deciso che una vita di un animale qualsiasi è importante perlomeno alla pari se non maggiormente rispetto a quella umana, e che nonostante ciò identificano negli animali tipici comportamenti umanoidi al fine di giustificare le loro azioni (parte la sagra del paradosso).
Questa gentaglia, votata all'ignoranza e all'incoerenza, ha deciso come ogni buon fanatico religioso che vive per dogmi che il proprio pensiero è quello corretto quindi necessita di essere esportato a tutti i costi nel mondo. I metodi per farlo? Petizioni (continuate così geni, non hanno valore legale) ma più spesso querele e ricorsi giudiziari al fine di cavillare per allungare all'infinito la salvezza della quaglia di bosco.
Ma se ad esempio queste azioni mettessero in pericolo la funzionalità di un sistema che oltre che essere regolamentante per la natura è allo stesso tempo economico? Si distruggerebbe (e io parlo in condizionale ma sono cose che ogni giorno accadono davvero) una partizione dell'economia di non piccole dimensioni, affamando migliaia di persone e le famiglie di esse solo per la salvezza della quaglia di bosco.
Dove sta dunque la differenza tra un cattolico che impedendo la ricerca scientifica uccide le persone e un animalista che fa morire di fame delle famiglie?
As usual, IN BRAIN WE TRUST.
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